La prima parola del proprio bambino è certamente un evento atteso :

сhe gioia, che emozione quando per la prima volta i genitori sentono chiamare.

Il momento ha qualcosa di magico.

Finalmente i primi suoni pronunciati dal piccolo hanno una forma riconoscibile, non sono più solo giochi della bocca e della lingua, ma suoni che possono richiamare un significato nella mente dell'adulto.

Non per tutti i bambini è facile identificare il momento in cui "iniziano a parlare". Molti di loro, producono prime parole che hanno un aspetto fonetico molto simile a parole del lessico adulto. Altri bambini utilizzano invece parole inventate, che non hanno una forma fonetica convenzionale. Eppure il contesto in cui queste parole sono pronunciate, i gesti, lo sguardo, permettono all'adulto di capire l'intenzione comunicativa del bambino.

I bambini imparano molte parole prima ancora di iniziare a parlare, registrano i suoni, memorizzano e iniziano ad associare quelle strane sillabe a un oggetto o persona.

Alcuni iniziano prima altri dopo, quando il bambino inizia a pronunciare i primi suoni che possono assomigliare a delle parole, solitamente sono i genitori ad associare un significato ai vari borbottii e gorgoglii felici o arrabbiati.

Uno studio fatto da un gruppo di ricercatori dell’università della British Columbia ha dimostrato che il cervello infantile è organizzato in modo tale da riconoscere e memorizzare più facilmente le parole che contengono sillabe che si ripetono.

Intorno ai 2-4 mesi i bimbi cominciano con i vocalizzi emettendo suoni tipo “ooh- ahh” “ggghe”. Poi intono ai 6-7 mesi iniziano a ripetere le sillabe tipo “baa- ba”, “ma-ma”, “pa-pa, la-lla”, la cosiddetta lallazione.

A 15 mesi hanno ormai un bagaglio di 10-15 parole, anche se non padroneggiano perfettamente il significato.

Ma hanno ben chiaro il “NO”.

Solo verso l’anno e mezzo ai “no” si aggiungono anche i “sì” e sembrano accrescere il loro vocabolario a un ritmo di quattro-dieci parole nuove al giorno. Questa fase di rapida crescita del lessico non si verifica tuttavia per tutti; per molti bambini la crescita è più lenta e graduale, senza forti discontinuità con la fase di comparsa delle prime parole. In questo periodo imparano a dire anche tante altre parole di cui conoscono bene il significato, tipo mamma, papà, palla, letto, nonno, nanna.  E anche i nomi delle persone che gli stanno vicino.

A due anni le prime frasi.

Qual  è stato la tua prima parola, e quale è stata pronunciata da vostro figlio? Mamma o papà?

A volte, può succedere che la donna ne rimanga delusa perché il piccolo pronunci come prima parola, “papà”; senza parlare di quando le prime doppie sillabe sono “tata”: cominciano i problemi esistenziali della mamma su quanto affetto può trasmettergli e il timore che il proprio bambino si affezioni di più alla baby sitter!

Cari genitori, non fatevi  illusioni, non esiste una regola generale per la prima parola,

sappiate che la scelta del vostro pargolo di pronunciare prima una parola o l’altra è stata puramente casuale e non legata alla vicinanza affettiva.

Insomma se il bambino non ha detto prima la parola mamma, non significa che non vuole più bene a lei e viceversa.  Tanti bambini, pronunciano come prima parola pappa oppure nanna o nonno.

Solitamente i piccoli pronunciano subito la parola “mamma” fomentando la mamma stessa, che si sente la persona più importante per il figlio, rispetto al papà.

Ma, mai mollare e disperarsi se il bambino non pronuncia per prima “mamma”:  la scienza dà la spiegazione anche a questo e svela l’arcano.

La parola “mamma” è una delle prima espressioni che i bimbi riescono a dire, perché riprendono l’atto compiuto durante la suzione, quindi: il suono “ma” si ricollega al movimento delle labbra del piccolo quando succhia il latte, accompagnato dal tono sonoro interno.

A questo punto, come un neonato può pronunciare “ma”, può anche pronunciare “pa” e le altre sillabe che abbiamo sottolineato in precedenza: i bambini sono in primi sperimentatori.

I piccoli sono anche molto spontanei e naturali, sia nei gesti che nelle paroline: dicono quello che sentono,o meglio, “ordinano” quello che il loro corpo ha bisogno di fare come: passeggiare, fare la pipì o la popò, fare la pappa, e fare la nanna.

Non a caso tutte i suoni che esprimono esigenze primarie del bambino, sono semplicissimi da pronunciare e sono costituiti prettamente da vocali (“a”, “o”, “e”).

Non sforzare il bambino a pronunciare per forza “mamma” o “papà”: lui dirà quello che vuole indipendentemente dai vostri continui stimoli, proprio per il principio legato alla loro spontaneità. È bene parlargli, anche se con loro non è ancora possibile fare un discorso. Dialogare già dai primi mesi serve a stimolare la capacità di ascolto dei suoni vocali, a memorizzarli, per poi riuscire a riprodurli anche in modo esatto e sensato.

Ci penserà da grande il vostro bambino a prendersi cura della mamma soprattutto festeggiandola il giorno della festa della mamma.

 

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