Nella prima parte della guida di Easy Service Solutions dedicata alle regole della buona educazione ne abbiamo individuato 4 davvero fondamentali.
Adesso dedichiamo qualche ulteriore riflessione sul modo di impartire punizioni, sull'opportunità delle punizioni corporali e sulle loro conseguenze per la buona educazione dei tuoi bimbi.
Riguardo alle punizioni corporali, un'indagine molto recente condotta da Ipsos per conto di Save The Children ha evidenziato come il 25% dei genitori di bambini dai 3 ai 16 anni ricorra allo schiaffo e consideri la sculacciata un metodo educativo efficace. Fortunatamente, tuttavia, il dialogo e l’ascolto restano per la maggior parte dei genitori italiani i principali valori pedagogici. Dei genitori che invece usano le punizioni corporali, il 5% vi fa ricorso tutti i giorni, il 22% qualche volta al mese e il 49% soltanto eccezionalmente.
Ciò dimostra, in fin dei conti, che la punizione fisica viene considerata una misura estrema, un’ultima spiaggia nel momento in cui dialogo e ascolto non sembrano funzionare.
Infatti, per il 45% lo schiaffo è causato dall'esasperazione, dallo spavento, insomma dalla reazione emotiva di un momento, mentre per il 38% è un modo inequivocabile per segnalare che si è superato un limite estremo.
Reiterata nel tempo, durante gli anni dell’infanzia, un'educazione basata sulle punizioni corporali renderà il bambino molto più aggressivo e nervoso oppure, al contrario, depresso. Secondo il dottor Francesco Montecchi, primario di Neuropsichiatria Infantile all'Ospedale del Bambin Gesù di Roma, è fondamentale che il genitore impari a osservare oltre che ad ascoltare, e anche a chiarire al bambino le proprie frustrazioni, senza scaricarle con violenza su di lui: il genitore che pretende di essere perfetto rischia di cedere più facilmente alla violenza e invece è opportuno dare ai bambini un’immagine umana di sé e accettare così i propri limiti.
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