“Se non stai buono, ti do una sculacciata”.  Spesso i bambini sono maestri nel portare al limite della sopportazione umana la pazienza di mamma e papà o della babysitter. Anche nelle famiglie migliori, con i figli meglio educati, capita sempre il momento in cui l’esasperazione arriva al culmine. Per questa via si può arrivare alle minacce, se non addirittura alla vera e propria sculacciata.

Oggi, e fortunatamente, sembra essere passata di moda, soprattutto perché le recenti norme riguardanti la violenza sui minori intimidiscono chiunque. A volte si ha quasi paura nel confessare di essersi fatti scappare uno schiaffo, quasi come se si fosse commesso un grave crimine, e si preferisce tacere la cosa.

Oltre che dalla inibizioni etiche e sociali, dovremmo essere, però, più intimoriti del risvolto educativo e pedagogico che le nostre azioni hanno sui figli. I bambini apprendono soprattutto in tenera età, osservando gli esempi che li circondano.

Le principali teorie che riguardano l’apprendimento sociale sottolineano come il processo di apprendimento non debba necessariamente avvenire tramite contatto diretto con oggetti e persone. Si può, cioè, imparare anche attraverso esperienze indirette, sviluppate attraverso l’osservazione di altri. Questi individui avranno quindi la funzione di modelli.

Di conseguenza, il comportamento che un genitore dovrebbe avere, esclude la violenza fisica o verbale, di qualunque genere, come metodo educativo. Un bambino che viene picchiato regolarmente diventerà con maggiori probabilità un bambino e poi un adulto aggressivo, con tutti i rischi e le problematiche connesse.

Certo, non è il caso di estremizzare, o di preoccuparsi esageratamente se qualche volta scappa una sculacciata sopra al pannolone o uno schiaffetto alle mani. Se si tratta di un piccolo episodio isolato, non crea alcun problema. Però è bene valutare che non si stia esagerando.

Ovviamente esistono strategie e metodi alternativi per non dover ricorrere alle mani.

Ad esempio, i rinforzi positivi, o premi, da darsi (senza abusarne) nel momento in cui i bambini si stiano comportando adeguatamente o abbiano obbedito alla vostra richiesta. Dovesse rendersi necessaria una ripresa, è sempre meglio che rimanga un richiamo verbale, non troppo acceso. Non c'è alcun bisogno di alzare esageratamente la voce o di utilizzare toni e mimica aggressivi.  Ciò vale in particolare per i bimbi piccoli. A due o tre anni i bambini non sono in grado di capire i motivi per cui una cosa andrebbe o non andrebbe fatta.

Perciò, a volte, basta un NO deciso, soprattutto in situazioni di pericolo, utilizzato con parsimonia e solo quando realmente necessario, unito a un atteggiamento corporeo simile, che non lasci adito a fraintendimenti. In questo modo i bambini impareranno che vi sono delle occasioni in cui non possono agire come desiderano e accetteranno di buon grado la potestà genitoriale.

Importante, poi, è che i genitori lavorino sempre in coppia, con coerenza e utilizzando una stessa metodologia concordata. Così al bambino arriverà un messaggio chiaro, univoco insieme alla percezione che mamma e papà hanno lo stesso pensiero e il medesimo modo d’agire riguardo a determinate azioni.

In conclusione, bisogna cercare di non alzare le mani sui bambini, neppure quando la pazienza è al limite.

Gli esperti di Easy Service Solutions ti consigliano di utilizzare metodi alternativi, quali premi o riprese verbali decise e non soluzioni aggressive che prevedano l'uso delle mani.

Così facendo, essi cresceranno disponibili ad accettare le regole e a relazionarsi con gli altri, senza violenza ed eccessi, ma con decisione ed equilibrio.

E tu? Quale metodo adotti per educare i tuoi bimbi? Parlane con i nostri esperti e torna presto a trovarci. Ciao!

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